Simposio: il teatro che viene


Teca museale e autoreferenziale o luogo in grado di reggere l’urto con la comunità che viene?

Indubbiamente da 2500 anni in qua il rapporto teatro-polis-cittadino è profondamente cambiato. Passeggiando tra le macerie si scorge che questa disciplina continua a sopravvivere prevalentemente come grande contenitore di consumo borghese. Borghese in quanto  lontano da qualunque azzardo, soprattutto sul piano del linguaggio, voglioso di mantenere uno status quo. Ormai più nessuno scontro aspro e duro con la collettività, elemento fondante in origine.
In questa desolazione giunge quasi secondario che le istituzioni se ne disinteressino forse ormai nemmen più per velata censura, tanto niente di pericoloso passa di lì, ma per via della cessazione di qualunque spinta, da accogliere o contrastare. Eppoi la fruizione funziona ancora a piccole comunità di sguardi che si recano in teatro, che interesse ne può avere la politica mediatica?
E’ sulla difficoltà di rinnovamento del suo linguaggio  che il “gigante teatro” si schianta al suolo? In uno scritto di introduzione ad uno degli episodi della Tragedia Endogonidia Romeo Castellucci si/ci chiedeva ”Ha ancora senso vedere?”, io più in piccolo mi chiedo “Ha ancora senso vedere attraverso quella finestra denominata scena?” Come si scontrano teatro e comunità che viene?

Per un confronto sul tema proposto si è pensato di invitare Rocco Ronchi  per l’importanza del suo lavoro critico e filosofico, fortemente legato alla comunicazione artistica, certi di un fondamentale contributo sullo scenario, e Masque Teatro per la forza visionaria e la coerenza di linguaggio riconosciuta a livello nazionale ed internazionale.
Inoltre l’invito rivolto a professionisti di questo livello,  nati e operanti anche a Forlì, vuole essere un forte segnale dato alla città.
La natura pubblica del simposio è stata scelta auspicando partecipazione attiva da parte di tutti gli astanti.

19 marzo 2005 |  Vernice Art-Fair (box UPG) – Fiera, Forlì