Movimento II


ATTO BARBARO

prima rappresentazione: Evento Ipercorpo 2007, Sala Rovere – Forlì, 18 e 19 ottobre 2007

con: Valentina Bravetti
e con la partecipazione di: Thomas Lombardi
parole: Elisa Gandini
corpo del suono: Elicheinfunzione
traiettorie: Valentina Bravetti
ideazione, luci e regia: Claudio Angelini
produzione: Città di Ebla

Atto Barbaro è la storia di un corpo ammalato che trova una chiave per separarsi dal mondo.Torna alla realtà in condizioni simili alla partenza, eppure non identiche. Il passaggio ne ha modificato uno stato, il passaggio lo mette in uno stato di azione che non è rappresentativo ma evocativo. Il sonoro si gioca nella relazione tra un’aria divina evocata ed una componente umana e sanguigna prelevata dal luogo dell’azione. Creare una cavità, un antro che rende soffusa e ambigua la visione ma nello stesso la amplifica. Nonostante si possa rimanere fuori dell’ambiente contaminato è possibile entrare in simbiosi con questo rito che viene attraversato cercando rapporti con il tempo e lo spazio “di un altro mondo”.

COORDINATE PER UNA CAMPAGNA DI SCAVO
Il  nucleo della concezione di Pharmakos riguarda l’immaginare un incontro fra corpo sacrificale e corpo medico come punte estreme di una parabola sulla natura e l’evoluzione del senso del corpo. E’ possibile parlare di “varietà di un  medesimo genere”? Quale il confine fra “puro” e “impuro”?
Il corpo è sempre stato il fulcro della visione e dell’azione socio-teatrale, prima che la retorica scenica fosse inventata (lo era sottoforma di corpo sacrificale) ed ha continuato ad esserlo anche in questa società che mira ormai alla nuda vita come fatto politico; eutanasia, clonazione, fecondazione assistita sono al centro del  dibattito pubblico molto più di qualsivoglia analisi  socio-strutturale. Siamo testimoni di un’epoca che ha ormai cancellato il senso profondo degli antichi riti, sparpagliandoli nell’esistenza, mistificandoli, annullando il concetto di pharmakos come significante bivalente, “male” e “rimedio” al contempo, e più in generale eliminando il senso delle cose “sacre”, pure ed impure come varietà del medesimo genere. La ricerca che affrontiamo mira a ristabilire questa continua oscillazione di senso dei segni, mira alla doppia faccia di un’unica medaglia, mira ad una fluttuazione. Si tratta di procedere a ritroso visto che il corpo stesso, nella sua parcellizzazione non rappresenta più un sistema di segni religiosi e simbolici fluttuanti come la era per lo sciamanesimo o la magia antica.
Il primo movimento (Embrione) contiene in potenza gli elementi fondamentali del suo  sviluppo che si articolerà in una serie di tappe pensate non come capitoli ma come evoluzioni successive del suo nucleo di origine.

12 giugno 2009 | INFUTURA – teatro contemporaneo in forma di festival, Castelfranco Veneto (TV)

22 maggio 2009 | Rassegna “MONDO all’origine di un altro teatro” – Sala Rovere, Forlì

16 maggio 2009 | Teatri di vetro 3Teatro Palladium, Roma

dal 13 al 16 febbraio 2009 | PIM Spazio Scenico, Milano

26 luglio 2008 | Kilowatt Festival – Chiostro di Santa Chiara, Sansepolcro (AR)

25 luglio 2008 | Kilowatt Festival – Teatro Giovanni Papini, Pieve Santo Stefano (AR)

30 e 31 maggio 2008 | Rassegna “Un altro teatro 2008” – Sala Rovere, Forlì

10 novembre 2007 | Zoom Festival – Teatro Studio di Scandicci (FI)

18 e 19 ottobre 2007 | Ipercorpo 2007 – Sala Rovere, Forlì


Teatro.org – Alessandro Paesano | aprile 2009 – […] Questo il rito mostrato in questo splendido Pharmakos II, secondo di una suite di 5 movimenti diversi nel quale si incrociano esperienze performative e racconti mitici di diversa provenienza. Sacrificio, creazione, nascita, sangue, delirio, morte, il corpo della giovane Valentina Bravetti diventa un crocevia di suggestioni e percorsi tra corpo sacrificale e corpo medico.
Un percorso di ricerca che sa dosare bene performance, allestimento e drammaturgia forse troppo sbilanciata nella parte a terra e parca delle circonvoluzioni in aria, appesa ai tubi di gomma che, per chi scrive, costituiscono la parte visivamente più suggestiva di una messa in scena che colpisce e tiene col fiato sospeso senza annoiare mai ma angosciando tanto.
Una messa in scenaperfetta che avviene completamente dentro uno spazio delimitato e inesorabilmente isolato dalla platea (anche gli applausi vengono presi all’interno della struttura scenica).
Un allestimento che, una volta visto, è impossibile dimenticare e che lascia con la curiosità e il desiderio di assistere agli altri quattro movimenti.

KLPteatro – Carolina Truzzi | febbraio 2009 – Ci si innamora subito del corpo intubato di Valentina Bravetti, abbandonato sul lettino di ospedale. Quel corpo è amabile, così vincolato a lunghe protesi che lo nutrono, lo curano o forse lo uccidono, intanto che l’infermiera entra ed esce dalla stanza.
E quando quel corpo si libera dalla costrizione e comincia ad oscillare, fino a che recide di netto il legame con i tubi, la vita forse, la medicina, la terra, la realtà… non è importante, noi non solo lo amiamo. Siamo ipnotizzati. E poi inebriati nell’assistere ad un rito, ascoltando la litania del greco antico. E’ la fascinazione di chi ha lo sguardo assuefatto da una violenza quotidiana, continua e strisciante. Sfido chiunque dei presenti a negare di non aver provato il desiderio di bruciare il piccione con il lanciafiamme, esattamente come nei gesti della protagonista, che si trasformano in un rituale liberatorio anche per chi assiste. Di fronte a noi una vestale ballerina, perfetta nell’incarnare la naturale violenza degli animali e dei bambini. “Pharmakos” nasce come progetto in più movimenti, creato con la collaborazione di Elicheinfunzione (musicista di musica elettronica). Ogni  atto è stato pensato per crescere nei luoghi e nei festival che avrebbe ospitato. E luoghi e festival della ricerca non se lo sono fatti ripetere due volte: Santarcangelo, Dro, Opera prima, Fabbrica Europa, Kilowatt Festival, Zoom Festival, Pontedera… hanno aperto le porte a Città di Ebla, artisti romagnoli, degni eredi di Castellucci e della scuola di Cesena. Con il loro “Pharmakos”, rimedio e malattia, veleno e antidoto allo stesso tempo, i Città di Ebla ci dicono che il rito è il sogno della nostra società malata, la speranza liberatoria di una purificazione difficile da ottenere, con la grazia, la crudeltà e la purezza di un mondo antico, che non esiste più.